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lunedì 19 dicembre 2016

Trono gay: «La televisione è sorpassata e pietosamente fedele a se stessa»

Venerdì 16 dicembre, su Canale 5, è andata in onda l’ultima puntata della prima parte di stagione di Uomini e Donne, con la scelta di Claudio Sona, primo tronista gay della storia della televisione italiana.
Il 30 agosto scorso, a seguito della registrazione della prima puntata, il fondatore e presidente del Comitato Territoriale Arcigay Taranto Luigi Pignatelli, mediante una lettera aperta
 (fraintesa da alcuni), aveva invitato i concorrenti e i giovani tutti a «riflettere sul significato dell’amore e sugli effetti del nostro atteggiamento sull’opinione pubblica», prevedendo che «volenti o nolenti, per i mesi a venire Claudio Sona ed i suoi corteggiatori rappresenteranno, per una fetta non di poco conto di italiani (coloro i quali ritengono, senza alcun tipo di indagine sociologica, trasmissioni come quella in questione uno spaccato della realtà a noi contemporanea), la comunità LGBT ed ogni singola loro azione verrà usata a favore o contro di noi, da coloro i quali da sempre lottano contro l’estensione dei diritti e contro l’educazione alle differenze.»
I protagonisti del game love e la stessa ideatrice Maria De Filippi, dallo scorso settembre, sono stati oggetto di pesanti critiche e le esterne (a nostro avviso molto caste e misurate rispetto agli standard propinati da altri tronisti) hanno suscitato numerose dichiarazioni omofobe sui social, ma anche attestazioni di stima. Reazioni contrastanti che hanno raggiunto l’apice con il bacio che ha suggellato il sì del corteggiatore prescelto, nella puntata girata più di due settimane fa.
La riflessione su questo fenomeno di (mal) costume è affidata ad Eleonora Magnifico, cantautrice, attrice ed attivista LGBT, tra i volti del Puglia Pride 2016, che ha recentemente incontrato studenti e studentesse tarantini nell’ambito della Giornata Internazionale dello Studente. Nella propria condivisione, Eleonora non manca di tributare un omaggio a Zsa Zsa Gabor, attrice ungherese naturalizzata statunitense e icona mondana, spentasi il 18 dicembre, a 99 anni.
«I commenti omofobi sulla puntata di Uomini e Donne non ci meravigliano. Era già accaduto, in quelle rare volte in cui la tv ha trasmesso senza censura un bacio tra due uomini, immortalato in un film o in una soap opera popolare, come Un Posto al Sole per esempio, scatenando la solita orda di irrecuperabili ignoranti, che danno il meglio di sé, in insulti, offese e turpiloqui di ogni genere, appoggiati talvolta pure dal Moige (Movimento Italiano Genitori) nelle sue più imbarazzanti e inutili proteste. Comunque parliamo sempre di effusioni tra due uomini, poiché quello tra due donne crea ben altri scalpori e, purtroppo, altre basse morbosità.
Credo che trasmissioni come Uomini e Donne (dal titolo così limitante a dirla tutta!), che fanno presa sulla nostra sensibilità e anche sulle non troppo remote frustrazioni di un’intera comunità – facendole apparire, poi, come imprese televisive eccezionalmente coraggiose – non educano la platea televisiva, visto che seguono percorsi sbagliati e illusori, teatralizzando e confondendo come solo la TV sa fare.
La televisione, nonostante ci provi ad aprirsi, è indietro. Come lo è l’Italia dei social e anche quella della strada. Come lo sono i nostri amabili vicini di casa e, spesse volte, anche i nostri parenti, da quelli più stretti a quelli che non vediamo (fortunatamente) mai.
La televisione è sorpassata e pietosamente fedele a se stessa. Altrimenti non si spiegherebbe l’ostinato supplizio che subisce un concorrente, in qualsiasi programma o quiz televisivo, alla domanda solita di qualunque amatissimo conduttore, che è sempre la stessa, in tutte le sue ovvie varianti: “Che bel ragazzo! Immagino che avrà una bella ragazza. Come si chiama la sua ragazza? Ma la sua ragazza è in studio?” Io ogni volta rischio di avere un attacco di bile ascoltandoli e, mettendomi nei panni del malcapitato ragazzo, vorrei rispondere “Fatti i ca**i tuoi, deficiente!” o, con più diplomazia, “Guardi, non c’è nessuna ragazza. Io sto con un ragazzo alto, prestante e molto più bello e maschio di lei, deficiente!!!”
La televisione non ha capito niente. E noi ancora meno di una televisione che deforma e uccide sentimenti e spettacolarizza, con finta delicatezza, le emozioni, dandole in pasto a un pubblico che, evidentemente, ama le storie televisivamente combinate e scritte a tavolino, con dei bei finali dai sentimenti labili.
La televisione purtroppo (e non me ne vogliano i cari friendly) imita anche la vita e gli atteggiamente di chi, a un certo punto, si sveglia e vede tutti i gay carini, deliziosi, simpatici, amabili, sensibili, lindi e pinti, quindi straordinariamente “diversi”!
Fino a quando anche la televisione ci tratterà come animali domestici e addomesticabili, noi avremo perso la possibilità di essere ed apparire noi stessi veramente. Ci rimane sempre la forza che è in ciascun essere nel quale alberghi un po’ di senno, per ribellarci e presentarci così come siamo, con pregi e difetti e, soprattuto, senza pathos e riflettori che alterano la realtà di ciò che siamo.
Non abbiamo bisogno di specchi mediatici per amplificare odi e insulti inutili, che ben conosciamo. Abbiamo bisogno di gente che insegni, in modo sensato e concreto, che l’amore è uguale per tutti e tutte e non è strumentalizzabile.
Non sarà certo un trono televisivo a far emancipare questa ottusa società. Ed io non esulterò per questo pittoresco e toccante trionfo televisivo, dove la vittoria sta solo negli ascolti e negli sponsor. Così come non ho esultato ancora per le Unioni Civili.
Oggi, invece, approfitterò di questa giornata per rileggermi un autore che a me ha aperto orizzonti e pensieri. Ma non perchè, come si dice da queste parti, voglio fare “la di più”, ma perché Aldo Busi ha trascritto, in un libro divertente, certe dritte sugli uomini, scritte da Zsa Zsa Gabor, che era, senza dubbio, maestra di gonfiature televisive, ma con l’autenticità di una eccentrica verità.» 

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