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venerdì 28 agosto 2015

Ulisse Ὀδυσσεύς : viaggio in noi stessi...


…Com'è sciocco fermarsi, finire,
Arrugginire non lucidati, non brillare nell'uso!
Come se respirare fosse vivere! Vita ammucchiata su vita
Sarebbero tutte troppo poco, e di una sola a me
Poco rimane: ma ogni ora è salva
Da quell'eterno silenzio, qualcosa di più,

Un portatore di nuove cose…(Alfred Tenny
Ulisse (in greco  δυσσεύς, Odisseo)…sempre attuale. Per metà  eroe,  per meta’ uomo’.
”Di multiforme ingegno”, come lo stesso cantore cieco lo definisce con ammirazione. Eroe di cui non si può fare a meno. Uomo che  ricorre alla forza ma che  sa anche affascinare con la parola,gioca con la parola,nasconde la parola. Che sa   superare gli ostacoli con l'intelligenza. Il prototipo dell'uomo moderno. Contraddittorio, esperto, avventuroso, saggio, sapiente ma soprattutto curioso. Soggetto al Fato ma, anche, artefice del proprio destino,”faber suae fortunae”.Ulisse è il viaggio,l’avventura,la liberta’,la ricerca in tutte le sue varianti, e’ la vita stessa perche’ essa stessa e’ tutte queste cose.
Un viaggio che racchiude la dualità tra la fedeltà alle radici e la scommessa della ricerca e della conoscenza piena dell'altro. E' rischio di perdita ma anche promessa di conquista. E’ lo stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l'istintiva attrazione per ciò che ci separa dalle realtà sconosciute, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili.E’ il viaggio di noi stessi alla ricerca di noi stessi, di chi e cosa siamo! Ulisse è un eroe che percorre e tenta  il confine dell’umano. Molti autori hanno ripreso il mito di Ulisse, dando ognuno una diversa lettura dell’uomo più affascinate ed enigmatico della letteratura. Senza però mai tradire l’essenza dell’eroe omerico a cui Dante fa dire“ Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e cognoscenza".Dante descrive Ulisse come un eroe della ribellione e del libero pensiero, che va oltre le Colonne d’Ercole perché non tollera limitazioni. Evidenzia soprattutto il desiderio di conoscenza dell'uomo e immagina un suo ultimo viaggio insieme ai compagni oltre le mitiche Colonne dove  era scritto “Non plus ultra”. Limite oltre il quale l'uomo medievale, profondamente cristiano, vede l'ignoto, la perdizione e la morte. Che infatti troverà.Nietzsche  nell'opera “Così parlò Zarathustra”  parla di un superuomo libero di costruire il proprio destino, al di sopra di leggi morali e sociali, seguendo sollecitazioni e impulsi istintivi. D’Annunzio  immagina  Ulisse, eroe-simbolo della navigazione, come  personificazione del superuomo, di colui che si eleva al di sopra degli altri.. Nei versi dannunziani Ulisse è il capo, la guida degli uomini che vogliono condurre una vita al di sopra della mediocrità “O Re degli Uomini …piloto di tutte le sirti, ove navighi?” Sempre lui,il vate/poeta, coniò la parola “Ulisside” per indicare una persona incline a viaggiare. L’Ulisse di Joyce è l’anti-eroe di Omero e Dante: per lui il viaggio è interiore, è l’antieroe assoluto, non più grandi spazi ma unità di non tempo, non luogo e non azione. Il Capitano Kirk dell’astronave Enterprise…  che è sempre "alla ricerca di nuove forme di vita e nuove civilta'. Vuole andare la' dove nessun uomo e' mai stato prima". Non e’ l’Ulisse  del secolo futuro remoto? Da Troia alla galassia più lontana,  è il coraggio della ricerca, il sale della vita, perche’ niente e’ cambiato.Il viaggio…noi stessi…io stesso…tutti noi stessi…l’uomo stesso in quanto uomo, Ulisse diventa quindi emblema di una vita libera e di pienezza eroica. Nello stesso tempo però…la solitudine. Una solitudine immensa che lo avvolge durante la sua navigazione, consapevole di aver perso la propria dimensione di uomo dopo essersi accorto di essere rimasto solo.Ma perche’, l’uomo moderno non e’ solo? Noi non siamo soli? Siamo tutti soli!
Ma  Ulisse o,per meglio dire Odisseo, siamo noi, sono io… quando il punto esclamativo che ci fa da bussola si aggancia e diventa interrogativo, e ci prende in contropiede e ci costringe ad aprire la carta geografica della nostra esistenza, a seguire col dito le strade percorse e indagare le ragioni che, ad ogni bivio, ci spingono a prendere quella e non un'altra direzione. Ognuno segue la sua via, immaginando il suo cammino, cercando gli angoli nascosti, gli attimi rimasti, anche se a volte le storie vanno storte,sono solo porte dietro porte, tutto resta uguale e tutto cambierà, forse domani sarà meglio, forse domani sarà peggio, no domani è come oggi solo di passaggio. Cerchiamo, trovata la terra di utopia, dove le cose vanno come dovrebbero andare, un mondo a forma di noi.Forse si viaggia per viaggiare, senza barattare il viaggio con la meta, come se ogni secondo fosse l'ultimo; raggiungere il tempo per fissarlo almeno un attimo negli occhi, per capire cos'è questa cosa che abbiamo creato e che a un certo punto ci sfugge di mano, ci rende schiavi e ci uccide ma siamo fortunati se riusciamo a scorgerne appena la coda, anche se più ti avvicini più si allontana. E si viaggia perche’ non sappiamo neppure la nostra meta,  nel contrasto fra mortalità e immortalità,tra vita e sogno,. Mortalità, in un certo senso, tanto desiderata da Odisseo, poiché il suo desiderio di ritornare in patria è talmente forte da rifiutare l'immortalità, una vita senza fine offertagli da Calipso nel caso in cui fosse rimasto con lei nell'isola, E' stato scritto di lui::” … quell'uomo che ricalca nello spirito ribelle e indagatore, nella sete di conoscenza , di avventura, di cultura,di sogno,di illusione e di eros, l'astuto "eversore di rocche" davanti a cui tutti i gloriosi Achille e i possenti Agamennone della storia impallidiscono.Sono quell'uomo che sa  che il giardino incantato esiste davvero da un’altra parte: quella parte che prende corpo solo alla luce della luna quando la verità non è mai del tutto verità e la menzogna non è mai del tutto menzogna, quando la realtà diventa un po' fantastica e la fantasia diventa un po' reale. Quell'uomo che torna a vedere e sfogliare i meravigliosi fiori della sua immaginazione e della sua fantasia, ma la realtà così come se la trova davanti non era certamente meno meravigliosa e bizzarra.Quell'uomo che e' un sognatore e poeta nonche' giardiniere  e cesellatore: ma il sogno e' anche questo.... affascinante e misterioso, caldo ,passionale, sfuggente , profondo , mistico , bugiardo ed ingannevole”(Elio .Francescone.).


Possiamo approdare ovunque… ma non riusciremo mai a sbarcare da noi stessi.




1 commento:

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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