Che ora è ?

giovedì 9 aprile 2015

Noi... i bambini di una volta...

L’Italia del dopoguerra… vissuta dai giovani che negli anni Cinquanta avevano appena pochi anni e avevano ricevuto dai loro padri un'eredità disastrosa. Sulle macerie lasciate dal nazifascismo, si dovevano ricostruire, case, strade, ponti, scuole, ferrovie, stazioni, chiese e soprattutto le famiglie, decimate durante il conflitto e, a volte, mutilate per l'esplosione improvvisa di ordigni rimasti interrati come per continuare il massacro. È la storia individuale che narra i sacrifici e l'impegno dell'uomo comune per riemergere, la storia dell'uomo comune, che si intreccia con la grande storia per raccontare ciò che spesso la storia non racconta ovvero le vicissitudini,i sogni,le speranze di quelli che erano i bambini di una volta.
Perchè la vita è fatta anche di piccole cose e ricordi apparentemente insignificanti...
Rendere giustizia a una generazione, quella di noi, quelli di una volta.Noi non abbiamo fatto la Guerra, siamo nati subito dopo, però abbiamo visto lo sbarco sulla luna, abbiamo vissuto gli anni di piombo, abbiamo votato il referendum per l'aborto e il divorzio.
Abbiamo vissuto direttamente il '68 con ideali sani anche se troppo giovani per capire la realtà, alcuni di noi si sono illusi per quegli ideali, altri di noi li hanno rigettato.  Gesù Bambino ci portava quattro noci e due mele , e al primo dell’anno si andava a  casa  dei parenti a bussare e …sperare di avere qualcosa in cambio.L’albero di Natale non era luccicante di ori e di luci ma profumava di arance e manderini.
Siamo quell'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a nascondino o liberi, e la TV era in bianco e nero si andava al bar  e per vederla si dovevano prendere le “golie” o qualcosa altro..Abbiamo indossato pantaloni corti anche d’inverno fino alla comunione e non si conoscevano gli spinelli...andavamo a scuola e fumavamo i fogli di quaderno arrotolati.”Che gusto!
Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo vissuto la guerra del Vietnam e la guerra fredda con la Russia.Abbiamo vissuto l’austerità e la domenica tutti a piedi. Siamo l’ultima generazione che  andava in giro con la cinquecento con portapacchi caricato al massimo e la domenica  con la “Mondial”, in mezzo a papà e mamma. A me e’ successo questo!Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino.Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti e si frenava con i piedi perche avevamo tolto i paraspruzzi.Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale.Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella di cartone che di inverno si usava giù per le scoscesita’ per scendere più velocemente.E nessuno si lamentava del vecchio involucro di legno che conteneva matite,penne,colori e l’osso di seppia per pulire i pennini.
Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Non si beveva l’acqua minerale gasata.Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto e passandoci il pettine stretto e d’inverno avevamo i piedi pieni di geloni e qualcuno di buchi sotto le scarpe.

Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere, però nella semplicità abbiamo avuto una vita da bambini vera , sana, altruista che oggi purtroppo nessuno dei nostri nipoti o figli sanno cosa vuol dire.Quando ancora avevo i pantaloni corti, e non c’erano telefonini, computer, videogiochi ed il massimo della trasgressione, per noi ragazzi, poteva essere rappresentato, tutto al più, da quella innocente mezza Nazionale od Alfa sgraffignata dal pacchetto di papà. A me piacevano le Nazionali Esportazione con filtro: costavano lire 8 cadauna! Mattina a scuola, pomeriggio a studiare( che cose inaudite...!) le femminucce alla "mescia", come diceva mia madre. Era così per tutta la durata delle elementari e delle medie. I miei pomeriggi liberi?, Le uniche trasgressioni: qualche parola di troppo sul  viale quando si scendeva per la strada dell'orologio o quando giocavamo a biliardino con i gettoni taroccati, fatti dal padre di un mio amico che aveva la bottega di "stagnino" . E gli sguardi concupiscenti verso le ragazze? Le strade non erano asfaltate e avevamo le tasche dei pantaloni corti piene di biglie colorate. Volevo andare a scuola con i miei vecchi amici. L'acqua corrente intanto cominciava ad arrivare in tutte le case, le cucine a gas anche, i dolci e la carne si mangiavano più spesso e si cominciavano ad asfaltare le strade. Il ricordo più bello: la domenica. Si andava prima in Chiesa puliti e ben vestiti che facevamo fatica a riconoscerci , scarpe lucide, pantaloncini, camicia e capelli pettinati con brylcreem: si serviva la Messa in Latino…”Introibo ad altare Dei… Ad Deum, qui laetificat iuventutem meam…“.Chi serviva piu’ Messe nella settimana vinceva…i Santini. Poi ci fermavamo per strada a parlare, sento ancora la voce di mia madre: "non ti sporcare..". Intorno saliva piano piano il profumo di sugo e di basilico e mio padre  compariva all'angolo della piazza R.Margherita con un pacchetto in mano: i dolci della domenica e i giornali. Il pomeriggio, dopo la ripassata ai compiti, al cinema, Vittoria o Impero, sperando che non ci fosse il…soccorso invernale.La mattina dopo, un’altra settimana, le stesse speranze, gioie ed illusioni!

1 commento:

  1. Identica alla mia da donna, che è marcata 25 sul movimento..
    questa avrà sicuramente una data sul movimento, basta guardarla!



    my page - Ricambi per biciclette [http://www.ricambibici.org]

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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