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sabato 25 aprile 2015

Miti e illusioni nella produzione foscoliana

di Maria Beatrice Maranò

“ Prodigo, sobrio, umano, ispido, schietto”: e’ il Foscolo come si definisce lui stesso  nella sua autobiografia.
Ma chi è Ugo Foscolo : “ Jacopo Ortis “ o “ Didimo Chierico”?
L’Ortis senza dubbio rappresenta il Foscolo giovane con tutta la sua impulsività, passionalità  generosità, caratteristiche che lo porteranno, nonostante tutto, al suicidio Catoniano che non è rinuncia alla vita ma lotta titanica per sopravvivere.Lotta che, però alla fine si riduce in un fallimento.

Queste caratteristiche mitigate attraverso gli anni, approderanno alla tranquillità glaciale ad una visione della vita in cui i miti , le illusioni e l’antico furore si presentano raddolciti e dissimulati : “ dell’antico fuoco ardente,” rimane solo “ il calore di una fiamma lontana” ! Dall’Ortis alle Grazie,  il Foscolo ha modo di elaborare la sua teoria delle illusioni. Illusioni che a mio parere,  divengono tali solo a cominciare dai Sepolcri e dai Sonetti , restano miti nello Jacopo Ortis e lo ridiventano nelle Grazie. 
Nei Sepolcri le illusioni sono le idee cardinali concatenate tra loro attraverso transizioni logiche. I miti, in questo ambito, restano nell’accezione tradizionale del termine e diventano gli esempi che simbolicamente incarnano ciò che il Foscolo vuole enunciare, rivolgendosi non al sillogismo dei lettori ma alla fantasia ed al cuore come gli antichi poeti. Infatti nei Sepolcri sono appena accennate quelle concezioni che più si avvicino ad assumere il significato di miti foscoliani come quello della bellezza rasseneratrice e della Mater dolorosa. Illusione quindi uguale mito nello Jacopo Ortis e nelle Grazie ma in modo diverso, in quanto rappresentano i poli opposti della carriera  letteraria del Foscolo. 
Nello Jacopo Ortis affiorano i miti foscoliani, solo nei momenti in cui il pessimismo si placa ed il Foscolo contempla la natura, con una disposizione spirituale più rasserenante, ed è questo l’effetto che ha su di lui, il bacio di Teresa. Conseguenza di questo divino bacio sono l’apparire del mito dell’amore e della bellezza serenatrice che investe soprattutto la donna che per il Foscolo incarna la virtù del “pudore”, della “compassione”, unite all’amore per l’arte. Ma i miti, affiorano anche in seguito a forti delusioni, da lui subite come quella del trattato di Campoformio, con cui ha inizio l’Ortis, nel quale Jacopo come ha scritto il De Sanctis, appare “ già dalle prime parole un condannato a morte”. Protagonisti della prima lettera sono i miti della libertà, libertà  che, come  Catone, il Foscolo “va cercando ch’e’ si cara come sa chi per lei vita rifiuta”, il mito  dellaMater dolorosa, quello della patria, quello  dell’esilio e quello della tomba. 
Nelle Grazie ritornano ad essere in un’atmosfera tipicamente neoclassica, miti che si mescolano a quelli tradizionalmente concepiti. A questo tuttavia  approda però non saltuariamente come nello Jacopo Ortis, ma  come risultato inevitabile e costante della sua sperimentazione poetica. I miti rasserenano “ le nate a vaneggiar menti mortali”. Quella del Foscolo è insomma una visione ciclica irreversibile , parte da illusioni viste come miti, introdotte quasi inconsapevolmente e ritorna ai miti, accettandoli in maniera consapevole e con una disposizione d’animo completamente diversa, con animo ardente prima e animo riscaldato da fiamme lontane poi. Ma in che modo si giunge alla teoria delle illusioni? 
Il Foscolo aveva una cultura illuministica e materialistica. Una dottrina materialistica è una concezione secondo la quale esiste una sola natura che, in virtù del movimento che in essa si sviluppa e si articola, da’ luogo a tutti i fenomeni della natura della quale fa parte anche l’uomo. Se tutte le attività dell’uomo hanno fondamento materiale , anche gli stessi fini che l’uomo persegue hanno lo stesso valore. 
La felicità e’ intesa come godimento di ordine sensibile, la morte è il nulla. Secondo questa visione non resta che il suicidio. Ma nell’ambito del preromanticismo e del romanticismo già in quel parte nel mondo tedesco, si andava effettuando la separazione tra romanticismo della ragione e romanticismo del sentimento. Il romanticismo della ragione, considera questa come forza infinita che è nel mondo e lo domina, a questa visione approderanno i rappresentanti dell’Idealismo tedesco. 
Gli Sturmers, così come il Foscolo, restano legati alla concezione della ragione intesa come forza finita che entra in contrasto con la realtà in quanto manca di onnipotenza, introducono il sentimento e la fede che è in grado di conoscere la natura in cui si manifesta Dio. L’infinito quindi è il sentimento. Se il Foscolo fosse rimasto ancorato  alla ragione, il suo pessimismo,  lo avrebbe portato a rimanere per sempre “Jacopo Ortis. Ma e con un “ma”,  nei Sepolcri, si sancisce la superiorità del sentimento sulla ragione e si da’ validità, alle illusioni che per il “ filosofo”, restano tali, per il Foscolo, invece, diventano l’ancora di salvezza senza la quale non vedrebbe la vita se non nel dolore.
È appunto nei Sepolcri che appare una delle illusioni fondamentali : la tomba. La tomba è “ corrispondenza di amorosi sensi “ il defunto sopravvive alla morte nella misura in cui crea nei suoi, l’illusione della sopravvivenza, misura che aumenta quanto più il defunto ha lasciato un’amorevole ricordo di se’ ed eredità di affetto che i vivi percepiscono e manifestano con il continuo  ritrovarsi presso le tombe. In questo senso S.Croce viene ad essere patrimonio di tutti gli italiani. Ma la tomba subisce l’usura del tempo, laddove , invece la poesia sopravvive al tempo “ vince di mille secoli il silenzio”, eterna, grazie al “ cantor cieco e mendico “ delle vicende di Troia. 
Per il Foscolo non c’è l’”omnis moriar” oraziano, tuttavia per un materialista , mille secoli, rappresentano sempre un tempo indefinito. Con lui la concezione dell’immortalità laica che aveva trovato i suoi più autorevoli antecedenti nella letteratura greca con Simonide ed in quella latina con Orazio  che “ exegit monumentum aere perennium”, assurge ad un altissimo valore e diventa illusione nella quale si inverano e si realizzano tutte le altre. Nelle Grazie l’arte e la bellezza, altre due  importanti llusioni o meglio miti foscoliani, hanno una funzione civilizzatrice , contribuiscono all’elevazione dell’uomo. 
La loro positività si giustifica in nome della politicità  trascendentale;  le arti corrono il rischio di essere asservite a fini non leciti, di perdere la loro purezza, si rifugiano quindi, rappresentati dalle Grazie, in Atlantide:  parrebbe questo un disimpegno, una concezione dell’ars gratia artis, tuttavia  le arti devono dedicarsi alla politica, all’attualità, ma senza  lasciarsi asservire; politicità trascendentale , nel senso Kantiano di indipendente dall’esperienza ma che condiziona necessariamente ed universalmente questa esperienza. La morte, terza delle illusioni fondamentali, è un porto dove si placano le sofferenze della vita. In Foscolo quindi la morte è la sera che lo fa “vagare sulle orme che vanno al nulla eterno”. 
Cantata la sera dai grandi della poesia , cominciando dal Sommo Poeta : “ l’ora che volge al disio e ai naviganti intenerisce il core lo dì che han detto ai dolci amici addio”, continuando con  Manzoni “ dalle squarciate nuvole si volge il sol cadente e dietro il monte imporpora il trepido Occidente, al pio colono augurio di un più sereno dì”, proseguendo con  Leopardi “ Dolce e chiara è la notte e senza vento. E queta sovra i tetti, in mezzo agli orti, Posa la luna, e di lontan rivela, Serena ogni montagna”,   il Foscolo ha fatto della sera , in maniera nuova e originale un perfetto binomio con la morte nella quale come alla sera “ si placa quello spirito guerrier che entro “ gli rugge”!

Foscolo manifesta le inquietudini e le contraddizioni di un’età quella Napoleonica, in cui il volto dell’Europa cambia. In tutte le età di passaggio alla parte destruens si deve sostituire quella costruens ed il Foscolo contribuirà pienamente a questa costruzione. Illuminismo, Neoclassicismo, sono queste le correnti filosofiche e letterarie delle quali è pienamente imbevuto, ma in lui il Romantiscismo affiora di tanto in tanto e tipicamente romantica è la sua personalità “ cauta mi parla la ragione ma il core ricco di vizi e di virtù delira” aveva detto nella sua autobiografia. Pilastro degli scrittori romantici, il Foscolo sarà un esempio per il nostro Risorgimento.
 A noi moderni ha insegnato verità crude e spaventose, la consapevolezza della morte, la sofferenza della vita, ma con la sua teoria delle illusioni ci ha invitato anche a sorridere e a ridere, perché come dice lui stesso nell’epistolario : “ le lacrime che  hanno insegnato la verità hanno bisogno di un sorriso che le consoli”!!!

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