Non e' il caso di fare i sentimentali, rievocare i Regi Ginnasi, il professore "con una gran testa bianca" di Mosca, i "traumi" delle versioni in latino, le insidie della sintassi dei casi risolte con l’aiuto del dizionario piu' celebre dell' Italietta e dell' Italia, opera dei due non meglio identificati professori G(iuseppe) Campanini e G(iuseppe) Carboni. A parte la qualita' del genere letterario, sono racconti che, come quello della prigionia di Eduardo in Napoli milionaria, non ascoltano piu’ ne' i nipoti ne' i figli,e nemmeno le mogli.
Oggi nessuno traduce piu' in latino, se non per rapide verifiche di conoscenze specifiche. Il latino si studia, se si puo' e si vuole, per leggere qualche scrittore, capire qualche frase, riconoscere il significato di qualche parola o costrutto neolatino; entrare un po' piu' e un po' meglio nella civilta' classica attraverso lo strumento linguistico. Potrebbe esservi anche una componente puramente teorica e astratta nello studio della grammatica e della sintassi latina, che un logico, un matematico, un cibernetico non dovrebbero trascurare. Carmina non dant panem, ma il dizionario sì, e con del buon companatico. Il vecchio Campanini-Carboni è sopravvissuto a tutte le tempeste, ha attraversato indenne il '68, ha resistito incredibilmente all'uscita del latino dalla scuola media. Campanini-Carboni, e chi penserebbe mai all'unità d'Italia senza il loro binomio? Quei due oscuri personaggi hanno preceduto Tripoli bel suol d'amore, il Piave, Faccetta nera, hanno accompagnato i falsi squilli di Vincere e le note dolenti di Bella ciao, i singhiozzi di Mamma e le lacrime di Vola colomba. L'Italia cambiava, lasciava la monarchia per la repubblica, e Campanini -Carboni erano sempre là, “aere perennius”, cardini della nostra storia, come Pinocchio e l'Artusi. Punti di riferimento così decisivi che a un certo punto si rileggevano sulla pura sigla, nomine tantum, come avrebbe detto il loro Orazio, indipendente dai personaggi, sui quali nessuno sapeva nulla. Il Campanini-Carboni venne pubblicato nel 1911 dalla casa editrice torinese Paravia, che rinnovava così la sua offerta di lessici di latino, basata fino ad allora sul Vocabolario latino compilato ad uso delle scuole da Luigi Della Noce e Federico Torre, opera degli anni '50 dell'Ottocento. L'opera era a cura di due professori liceali: se di Giuseppe Campanini, che compilò la sezione italiano-latino, sappiamo soltanto che fu professore al liceo Umberto I di Roma, abbiamo qualche notizia di Giuseppe Carboni, curatore della parte latino-italiano: nato nel 1856 a Ortezzano, in provincia di Ascoli Piceno, fu professore al ginnasio di Fermo e poi dal 1903 ai licei Visconti, Tasso e Mamiani di Roma, e morì nel 1929. Ancora di recente la sua cittadina natale lo ha celebrato con un concorso annuale di latino per studenti liceali.Campanini e Carboni, sulla base della "lunga pratica della scuola" avevano riscontrato la necessità di proporre uno strumento di più semplice consultazione per "rendere il Vocabolario accessibile specialmente ai giovanetti che muovono i primi passi nello studio del Latino": così si auguravano di "incontrare il favore delle scuole". Il successo dovette essere immediato, perché già nel 1913 si ebbe una seconda edizione "riveduta, corretta e notevolmente accresciuta". Negli anni seguenti le ristampe si susseguirono fittamente e negli anni '30 si affiancò al vocabolario il curioso supplemento Sentenze, motti e proverbi latini brevemente illustrati. Il secondo dopoguerra vide dapprima la 5ª edizione riveduta e ampliata da Vincenzo Nicolais (1950), cui fece seguito la 6ª edizione curata da Bartolo Giovanni Bertazzoli e Carlo Piazzino (1961).
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