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lunedì 3 novembre 2014

Il Paradiso Perduto:l’estasi nella vita.



John Milton è uno dei più importanti scrittori della letteratura inglese del XVII secolo. È universalmente riconosciuto come il più celebre poeta inglese dopo William Shakespeare ed è autore di opere che hanno lasciato un segno nella cultura britannica e non solo. Pienamente inserito nella sua epoca, Milton ci ha consegnato il suo capolavoro, il "Paradiso Perduto"John Milton nacque a Londra nel 1608 ed era figlio di un notaio. Cresciuto in un ambiente puritano, a sedici anni entrò all’Università di Cambridge e nei sette anni che passò lì, il suo atteggiamento verso il clero anglicano mutò, tanto da rinunciare alla carriera ecclesiastica a cui sembrava destinato, ritornando a vivere dal padre nel Buckinghamshire. Si dedicò così allo studio della storia, dei classici, delle lingue e della letteraturNel 1652, Milton diventò cieco, e con l’aiuto di un segretario continuò a scrivere libelli religiosi e anti-monarchici. L’ ultima fase della vita di Milton fu caratterizzata da povertà e malattia. Con la fine della Repubblica ed il ritorno in Inghilterra del re esiliato Carlo II nel 1660, il poeta viene imprigionato a causa delle sue simpatie per Cromwell, ma grazie all’amico e poeta Andrew Marvell, viene liberato.
A quest’ultimo periodo appartiene l’opera più importante, il "Paradiso Perduto", del 1667 ed il seguito, "Paradiso Riconquistato", del 1671. Milton, anziché calarsi nella propria interiorità e conoscere lì il male dell'uomo, attraverso una libera ricostruzione e interpretazione della caduta proposta da Mosé nel Genesi, va a scovare le origini del male più a monte, e cioè nella caduta di Satana e della sua schiera. Quindi, in una sorta di proiezione, ne addossa l'origine alla tentazione piuttosto che al libero arbitrio umano. Ciononostante possiamo vedere nella sua analisi del male cosmico una sorta di confronto con l'Ombra collettiva, e in quella del male dei nostri progenitori biblici un confronto col proprio male. Quindi possiamo ritrovare in Milton un Faust che cerca il confronto col male per superarlo. Ma come il serpente del Paradiso Terrestre affascinò i nostri avi, il male cosmico riesce ad affascinare il grande poeta inglese, tanto da ispirargli la poesia migliore, così come era successo a Dante con l' Inferno della sua Commedia.  In effetti la critica ha ragione nel sottolineare questo: la parte più "interessante" del Paradiso perduto è proprio quella in cui si parla delle negative gesta di Satana. Ma vale la pena chiarire che per Milton Satana conserva ancora echi della Luce angelica che prima della caduta lo illuminava d'immenso splendore: "Egli - cioè Satana - che sopra a tutti si impone per figura e portamento si ergeva fermo come una torre; pur non avendo il suo aspetto perduto ancora la luce originaria, appariva non di meno un Arcangelo caduto, anche se solo in parte il suo antico splendore era offuscato" .
Ma non finisce qui, perché così come fa dire ad Adamo caduto: " Ti avevo chiesto io, mio Creatore,  di modellarmi dal fango in forma d'uomo, ti ho mai sollecitato a trarmi dalle tenebre, o a collocarmi in questo delizioso giardino?" - allo stesso modo insinua nel lettore (senza nulla dire espressamente) la possibilità che Satana pensi allo stesso modo, e che quindi faccia ricadere sul Dio che lo ha creato già malvagio la colpa della sua caduta. Da tener conto anche del fatto che Milton, conoscitore della lingua italiana, aveva letto il Petrarca ed era stato toccato da quella "miniera d'amore" che sono i versi del cantore di Laura. Se a tutto questo aggiungiamo che egli fu anche una persona molto sfortunata e disgraziata, il quadro è completo: dal 1651 in avanti, cecità, morte del figlioletto John, morte della moglie Mary; morte della seconda moglie e del figlio avuto da lei nel 58. Eppure, tra il 1657 e il 1658 inizia il suo capolavoro Lost Paradise.  Milton ha accettato tutte le sue sofferenze con estrema dignità e compostezza, e della sua stessa cecità ebbe a dire: "Benché la mia cecità vi appaia come una miserevole disgrazia, io non mi sento tale da dover essere classificato tra i poveri ciechi, gli afflitti, i dolenti, i deboli" .  Era nato a Londra il 9 Dicembre del 1608, morì a Londra il 9 Novembre 1674. Quando morì era di pomeriggio, e nessuno dei presenti nella sua stanza si accorse del suo trapasso: se ne andò quietamente. Forse il suo Paradiso perduto,  da un pezzo era stato davvero ritrovato e non solo a parole, perché il vero paradiso, oltre che teofania è anche serenità e accettazione della vita così com'è. ".  

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