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domenica 27 ottobre 2013

Raccontando Franco Califano di Pierfranco Bruni - Un libro completamente originale su Franco Califano scritto da Pierfranco Bruni


Gigi Marzullo: “Chi conosce Pierfranco Bruni, come me, sa che questo suo libro dedicato a Franco Califano è stato scritto con il cuore e con l’approccio critico di uno scrittore che misura le parole passo dopo passo”.

Presentazione  di Gigi Marzullo

Viaggiare tra le pagine che Pierfranco Bruni dedica a Franco Califano non è un raccontare la vita di Franco Califano. In questo libro non c’è una biografia tout court. Piuttosto si tratta di un intrecciare le emozioni, catturarle, dando un senso alle parole. Vorrei dire alla parola che è sempre un’espressione di un recitativo sia poetico, sia musicale, sia esistenziale.

Nel testo di Pierfranco Bruni c’è tutto il Califano che io conoscevo molto bene. Il Franco non solo del tutto il resto è noia e della malinconia, che pervade il suo gioco fantastico tra la favola e il silenzio delle notti romane. C’è il Franco che sa ascoltare e sa raccogliere il passo del tempo lungo, il mosaico dei giorni grazie ad un’ironia che lo ha reso sempre distante dai penetranti dolori e di dolori Franco ne ha vissuti.
Le sue ferite si sono trasformate, metaforicamente, in musica e in verso attraverso un recitativo che ha l’eco di nostalgie mai assopite ma mai ignote e profondamente scavate in un contemplante sguardo attento alla vita. Ma i sogni ci sono. Anzi insistono. Califano, giocando con le parole, ha disegnato una griglia di simboli.
Il libro di Pierfranco Bruni, diviso in due parti, ci offre una chiave di lettura della canzone d’autore contestualizzando il rapporto tra parola e musica dagli anni Sessanta sino, appunto, a Califano.
La prima parte è un’approfondita analisi degli autori con una particolare accentuazione rappresentativa di testi che hanno caratterizzato autori come De André e, in modo particolare, Luigi Tenco. Nella seconda parte sembra vivere un colloquiare tra Califano e lo stesso Bruni.
In molte pagine è sottile la linea che separa Bruni da Califano. Questo dimostra un sentimento marcato tra la parola che Bruni sottolinea e le sensazioni che, da questa parola, esplodono nel “raccontare” Califano seguendolo “passo dopo passo” sino agli ultimi scritti.
Ho conosciuto bene Franco Califano. L’ho conosciuto e l’ho incontrato alla presenza di una telecamera… e le sfumature che Bruni sottolinea hanno una importanza non solo critica ma umana. Il critico che articola un discorso sul Califano, poeta e cantante, smette le vesti di critico per scavare nel linguaggio e nella parola poetica di un Califano che vive già nei sentieri di Bruni.
È come se il Bruni scrittore avesse già dentro di sé l’articolato mondo che si incontra ascoltando, riascoltando, leggendo Califano. È come se in un punto ben definito, soprattutto nel capitolo dedicato al Califano di Ok papà (un testo notevole sia per intensità lirica che per immagini emozionali), il cantautore e poeta (Califano) e lo scrittore e poeta (Bruni) si incontrassero senza essersi dati appuntamento. E questo punto chiave lo si può riscontrare in riferimenti precisi: anche quando si parla dell’amore fragile l’appuntamento segna destini.
Califano è stato un autore “strategico” nel linguaggio musicale ed ha dato vita ad un vocabolario che ha la sua straordinaria dimensione sia onirica che linguistica. Si pensi ai testi in cui il dialetto è dominante. Si potrebbe dire che tutto il suo percorso ha forme dialettali, ma ogni parola trova la sua giusta collocazione ed una armonica misura. Sia nei testi cantati che in quelli recitati.
L’ironia campeggia ma anche la consapevolezza di confrontarsi costantemente con il tempo. Il tempo è uno scavo nell’anima e sembra un vero e proprio “minuetto” che definisce non una realtà ma un entrare nel mistero dei linguaggi e dell’attesa degli incontri che offrono visioni oniriche.
In fondo la vita resta sempre un incontro. Califano coglie questi tasselli e li offre, verso dopo verso, come stelle o stille di rugiada in un ascoltare che è sentire il cuore con i suoi battiti. La musica lenta è percepibile in una leggera metafora. Si pensi ai versi della musica è finita. O a quel gioco che ci dice che tutto è possibile, persino il ritorno.
Califano ha saputo sorridere ed ha saputo raccogliere i tagli della vita.
Ebbene, questo libro, proprio perché non vuole essere una biografia, è un intrecciare il sentire del tempo di Califano all’interno dei testi stessi. Non poteva che essere così, essendo l’autore un critico che impasta poesia e linguaggi narranti sul filo di un’affascinante magia data dalle parole e dalle immagini.
D’altronde Pierfranco Bruni non è nuovo a queste proposte interpretative. Già nel 2000 aveva pubblicato un bel saggio su Fabrizio De André definendo i suoi testi come un cantico del sognatore mediterraneo in un rapportare la canzone con la poesia. L’antico dilemma che costituisce una dialettica tutta aperta si ripropone con molta vitalità. Con De André, Pierfranco Bruni aveva toccato il nervo scoperto del dialogo di una musicalità interna alla parola e del legame tra i poeti e i cantanti in un viaggio tra la Grecia, il Mediterraneo nella contemporaneità.
In questo libro, nel quale la poesia ritorna ad essere centrale, l’autore fa una scelta di campo che è quella di mettersi in gioco completamente. Bruni ha la consapevolezza di prendere una posizione nel definire Califano poeta. Una scelta forte, ma “documentata”, dettata dalle emozioni, dalle sensazioni, dalle percezioni, dalle passioni nonché dal suo antico mestiere di critico letterario che usa, però, il linguaggio dello scrittore.
Califano si meritava un libro del genere. Scritto con eleganza, con stile lirico, con metodologia. Un libro che apre delle prospettive nuove sia nel leggere la poesia sia nell’ascoltare la canzone sia nel confrontarsi con il viaggio musicale di Califano.
Nel sostenere con forza il legame tra canzone e poesia, Bruni non fa altro che rafforzare l’intreccio dei cantautori che si sono inseriti nel contesto che va dagli anni Sessanta in poi, non solo italiani.
In questo libro l’inquieto Califano viene annoverato tra i “poeti maledetti”, un’interpretazione, questa di Bruni, della quale non si potrà fare a meno.
Chi ha conosciuto Califano, come me, oggi sarebbe contento di trovarsi tra le parole di Bruni. Il sogno è nella vita. La vita richiama la speranza. La metafora del rito è una speranza che continua.
Chi conosce Bruni, come me, sa che questo libro è stato scritto con il cuore e con l’approccio critico di uno scrittore che misura le parole passo dopo passo. Califano ha vissuto la vita, dopo tutto, passo dopo passo.
Oggi Califano non c’è più. Ma è come se ci fosse. È come ascoltarlo tra una parola e un canto, una nota e un verso, una storia e un’avventura sul filo di un’antica malinconia. Si avverte la sua assenza sia come uomo sia come cantante.
PIERFRANCO BRUNI, “FRANCO CALIFANO. Sulla punta di una matita non sono passati secoli”, edito dalla Casa editrice Il Coscile (tel. 0981 22632) Castrovillari – CS.

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