Che ora è ?

giovedì 22 agosto 2013

Perché Asmà e Shadi sono i miei Orienti nei destini della luna tra i mari e il deserto

di Pierfranco Bruni

Perché Asmà e Shadi? Perché questo suono d’Oriente, un Oriente arabo, tra le mie parole, il mio viaggio letterario e umano, il mio tentare di decifrare i codici dell’amore e del tempo?
Perché Asmà e Shadi?
Spesso mi viene posta, in questi giorni, la domanda sul mio Mediterraneo che è diventato completamente arabo. Forse arabo – musulmano? O forse come incontro tra i linguaggi arabi e i segni indù? Lascio cadere nel silenzio, tra i miei silenzi, le risposte. Rileggo le mie pagine, cosa che non ho mai fatto, nelle quali sia Asmà che Shadi  diventano voci narranti o linguaggi di vento tra le maree e i deserti.

Ho scritto questo mio libro dal titolo “Asma e Shadi. Preziosa come la luna nel disincanto del sogno” (Pellegrini editore) perché dovevo scriverlo e perché dovevo pubblicarlo. Non si risponde a questi perché. Il mistero ha echi. È stato definito un romanzo in versi. Ma io vado oltre e non mi fermo alla sigla dei generi letterari o a cesellare la punteggiatura del cuore.
Asmà e Shadi si sono amati. Si amano tra i profumi e le carezze. Si sono amati come viaggianti tra scogliere di vetro e si ritrovano tra terre perdute e acque da navigare. Asmà dice a Shadi: “Tanto ti amo. Voglio sentire il sapore delle tue labbra. Dolci. Sarò tua, sempre. Noi”.
Il mio Oriente? Le danze dei sufi rotanti sono nel mio cerchio. E il cerchio è una magia che conosce le tradizioni, i riti, gli sguardi. Accompagno, come se fossi un mercante di pietre preziose, le loro malinconie con il mio canto, che ha la pazienza dei monaci tibetani. Come i monaci, che hanno il colore del sole e dei tramonti vissuti nelle distanze, mi pongo sempre in ascolto e cerco di pronunciare poche parole, con la consapevolezza che il silenzio ha una sua alchimia, soprattutto se la parola che potrei e vorrei pronunciare è meno bella del silenzio.
Ho citato questo gioco contemplante nel mio romanzo “La bicicletta di mio padre” e inizio il libro proprio con un ascolto sufi, che è l’espressione di ciò che ho sottolineato. Intreccio i miei Orienti. Tra una goccia araba – musulmana e gli spazi delle pause dei monaci tibetani, lungo un andare che mi lascia incontri con gli sciamani. I miei sciamani, guerrieri della mia anima e impeccabili come il chiarore di una sola stella.
Perché Asmà e Shadi? E perché, ora, gli sciamani? La vita è nell’intreccio del magico dialogo con la luna e la luna ha i cristalli degli azzurri filtrati da civiltà antiche. Io vivo di civiltà antiche e di occhi intensi, nei verdi dell’immenso, coprendo le ferite con le carezze che Salomone regala alle parole del “Cantico dei Cantici”. 
Asmà e Shadi attraversano i Cantici, con la dolcezza della colomba e con il passo della gazzella, ma sanno che gli appuntamenti hanno la preghiera del dio del Sole e l’ascolto del silenzio dei monaci lungo i loro camminamenti.
Asmà dice: “Prezioso sei per me. Nell’amore più vero mi hai fatto tua”.
Shadi risponde: “In te trovo il senso… Mia bellezza. Amami. Ti amo”.
Non so se nei miei segni continueranno a raccontarsi l’amore. Non so se il mistero avrà la leggerezza delle nuvole bianche, tra i cieli infiniti, che sanno raccogliere le albe e i crepuscoli, vivendo la notte nel sublime di due anime e di due corpi, che si appartengono e diventano una sola anima, un solo corpo. Non so se il sogno avrà lo sguardo dei segreti inviolabili.
Il racconto di Asmà e Shadi non è una pagina. È la vita nella trasparenza dell’amore nell’indefinibile degli Orienti che non conoscono ombre e viaggiano dentro di me sino a toccare il porto in cui il deserto e il mare si recitano destini.
Asmà: “Il vento. Soffia tra le nuvole. Entrerò nel tuo sonno per riempirti di baci. Unico. Infinito”.
Shadi: “Ti aspetto. Mia dolcezza. Ti raccoglierò per amarti, tu amandomi, io amandoti”.
Perché ho scritto questo libro?
Ci sono due personaggi che pensano di dialogare all’interno di queste foglie sparse tra la primavera e l’autunno: Zarateo e Abshu. Pensano di dialogare. Ma ognuno si racconta una propria storia, in un recitativo che ha l’immenso come orizzonte. E parlano, entrambi, di due storie ma che diventa un unico destino che è quello di Asmà e Shadi. Non esisteranno più le storie. Ma soltanto destini.
Altri Orienti nel mio Mediterraneo. Asmà porta  sul seno, con un filo pendulo, una rosa del deserto. Shadi ha intono ai polsi la tessitura del filo dei monaci della pazienza. Zarateo ha lunghe attese sotto le lune indiane. Abshu ascolta le voci dei minareti.
La preghiera non ha distanze e neppure lontananze. Abshu porta intorno al collo con un filo il tao. Zarateo ha un bracciale di lapislazzuli e tre rosari con la croce.
Chi leggerà non vorrà capire. Vorrà sentirsi dentro i  destini, dentro i loro destini. Gli Orienti dei miei paesaggi non sono soltanto luoghi. Ma trasparenza di sguardi, accoglienza di silenzi e di lievi parole.
Chi leggerà tenterà di chiedermi altro. Tenterà, ma rileggendo osserverà la notte e poi aspetterà il giorno nuovo e poi si raccoglierà nei tramonti in un accampamento, tra tende e falò, sui cui sentieri soltanto l’amore avrà spazio.


Nessun commento:

Posta un commento

blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

Translate

ATTENZIONE! Gli articoli che non trovate qui sono su ORAQUADRA.INFO

ATTENZIONE! Gli articoli che non trovate qui sono su ORAQUADRA.INFO
Questo Blog ha subito una trasformazione, in questo spazio ci si occuperà solo di Spettacolo, Cultura, Sport e Tempo libero. Ho deciso di aprirlo agli operatori culturali e sportivi che con una mail di richiesta possono diventare collaboratori autonomi e quindi inserire liberamente prose, poesie, ma anche report di manifestazioni che riguardano il nostro territorio, oppure annunci di eventi o racconti dove la nostra gente è stata protagonista. Scrivete quindi a lillidamicis@libero.it, vi aspetto!!!

LIBERTÀ DI PENSIERO

"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
la follia e il mistero".
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

Visualizzazioni ultima settimana

EINSTEIN DICEVA SPESSO

“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.