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giovedì 21 febbraio 2013

” Passeggiando nell’arte”: Pienza.

La storia della città di Pienza, a detta di qualcuno, ha il "sapore di una favola"; e Giovanni Pascoli così ne definì le origini: Pienza "...nata da un pensiero d’amore e da un sogno di bellezza...". A sognare è una figura di grande spicco nel ricco crogiolo di personalità dell’italia del ‘400. Nato a Corsignano nel 1405, da una nobile famiglia senese decaduta e confinata per ragioni politiche in questa povera borgata, Enea Silvio Piccolomini trascorse l’infanzia a Corsignano, da cui si distaccò per intraprendere una formidabile carriera che lo portò rapidamente a rivestire ruoli di grande importanza e responsabilità nel panorama politico - religioso dell’Europa del tempo, fino all’elezione al soglio pontificio avvenuta nel 1458.
Adagiata su un piccolo rilievo a guardia di una consistente sezione della Val d’Orcia, Pienza rappresenta un felice esempio di coesione tra architettura, storia e ambiente. Ma, soprattutto, essa concretizza la “città ideale”. Questo concetto è alla base dei motivi che hanno spinto il Comitato UNESCO ad iscrivere, nel 1996, il sito nella Lista del Patrimonio Mondiale. La targa marmorea posizionata nel portico del Palazzo del Comune avverte: “Il Comitato ha deciso di iscrivere tale bene sulla base dei criteri culturali. considerando che il luogo è di elevato valore universale sia perché rappresenta la prima applicazione della concezione umanistico rinascimentale dell’urbanistica, sia perché occupa una posizione determinante nello sviluppo della concezione del progetto della “città ideale” che ha giocato un ruolo significativo nei successivi sviluppi urbani in Italia e non solo. L’applicazione di questo principio a Pienza, ed in particolare al gruppo di costruzioni intorno alla piazza centrale, risulta essere un capolavoro del genio creativo umano”.
Alla base di tutto ciò è una figura ,come gia’ detto,di spicco del ‘400: Enea Silvio Piccolomini (Corsignano, oggi Pienza 1405 – Ancona 1464), umanista e letterato, ben presto sulla scena della diplomazia italiana ed europea. Figura decisa ed aperta alle intuizioni del tempo, abbracciò la carriera ecclesiastica sino alla sua elezione a papa con il nome di Pio II. Egli aveva un sogno, quello di tornare nella terra natia e di innalzarvi la sua residenza. Ma non si fermò lì: con il contributo di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti, ricostruì completamente il borgo, anzi ad esso dette un’impronta urbanistica e architettonica talmente innovativa che Pienza divenne un vero e proprio esempio di sensibilità nell’arte. I lavori vennero condotti con speditezza e si conclusero nel giro di tre anni. La piazza Pio II è l’anello di congiunzione del tessuto urbano. Ad essa il prof. Jan Pieper, dell’Università di Aquisgrana, ha dedicato un eccellente volume dal titolo Pienza, una visione umanistica del mondo.
A forma trapezoidale, sul suo disegno reticolare si affacciano i principali monumenti della città, a partire dalla Cattedrale di ispirazione classica, con tre suddivisioni coniugate da lesene verticali. I sei riquadri delle sezioni inferiore e mediana sono segnati da eleganti colonnine. Al centro del frontone primeggia lo stemma papale. L’esecuzione e le risultanze si affidano ad una straordinaria purezza. Era questo il risultato che il Piccolomini voleva. All’interno concorrono elementi gotici e rinascimentali esaltati da giochi di luci proiettati dalle vetrate. I dipinti portano la firma di Giovanni di Paolo, Matteo di Giovanni, Lorenzo di Pietro e Sano di Pietro. Oltrepassata la navata si ha la sensazione del disorientamento. Ciò è dovuto all’abbassamento della parte absidale, già notato dallo stesso Pio II al termine dei lavori. E’ questa l’essenza di Pienza e del suo territorio, dove la storia e l’arte non si concludono con il centro voluto dal Piccolomini, ma si esternano negli altri borghi, come Monticchiello, e nelle altre emergenze (il Castello di Spedaletto, la Pieve di Corsignano, il Romitorio, il Monastero Olivetano di S.Anna in Camprena). In soli tre anni, dal 1459 al 1462, sorse Pienza, la Città d'Autore, la Città Ideale, la Città Utopia. Se l'ordine è il simbolo della perfezione, allora Pienza non può che confermare la regola, là dove strade, chiese e palazzi si dispongono, precise, intorno alla piazza centrale. Il progetto iniziale prevedeva infatti la costruzione degli edifici più importanti, e cioè la Cattedrale, il Palazzo Gentilizio Papale, il Municipio e il Palazzo Vescovile. Posizioni e costruzioni vennero studiate nei minimi particolare, tutto parte di un processo architettonico che non poteva escludere il paesaggio circostante. Il Duomo di Pienza, Con-cattedrale di Santa Maria Assunta, è uno degli edifici più significativi del Rinascimento italiano. Venne realizzato dallo stesso Rossellino, ma è qui chiara l'influenza esercitata da un altro personaggio di spicco, figura importante nella storia di Pienza: il genovese Leon Battista Alberti, umanista rinascimentale, architetto, scrittore e matematico (ma anche filosofo, linguista, crittografo, musicista, archeologo), una delle menti italiane più geniali della storia e di cui il Rossellino fu allievo. La forma della chiesa è pressoché in stile francescano, ma da questo si distingue per l'elegante facciata in travertino, simile ad un grosso blocco di marmo scolpito. Nel suo interno, gotico, sono custoditi dipinti di pregio di diversi artisti dell'epoca, si noti in particolare l'Assunzione delle Vergine di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta
Per la bellezza del suo centro storico rinascimentale nel 1996 Pienza è entrata a far parte dei Patrimoni naturali, artistici, culturali dell'UNESCO, seguita poi nel 2004 dalla stessa zona valliva in cui sorge: la Val d'Orcia.

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