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venerdì 25 maggio 2012

Si puo' dimenticare...Ercole?

Certamente il personaggio di cui mi accingo a tracciare un fuggevole e succinto ritratto portera’ alla mente di qualcuno  tanti ricordi...  sale cinematografiche intasate di fumo... sguardi imitazione/ammirazione... un’eta’ ormai trascorsa.E  il libro “Muscoli e Bellezza” di John Vigna? Puo’ far ridere qualcuno, ma vi prego di credere che all’epoca di cui parlo questo manuale era popolarissimo tra  giovanotti e  studenti.La storia antica è sempre stata saccheggiata alla grande da Hollywood, perché è un calderone di racconti epici e leggende che si sposano perfettamente con la spettacolare macchina del cinema. Le imprese dei romani e dei greci, tra gladiatori che vollero essere liberi, principi giudei, titani e forzuti, hanno rappresentato una bella fetta della produzione americana e italiana tra gli anni ’50 e ’60, per poi smorzarsi lentamente fino a risorgere in anni recenti con film come Il gladiatore, “Alexander”,Troy.
Il film che lanciò il cosiddetto filone del “peplum”, ovvero la versione italiana dei kolossal epici americani, fatto di pellicole girate di solito con pochi soldi e mezzi, ma con tanta fantasia e una fiducia in se stessi che, a guardare il tristo cinema italiano di oggi, fa quasi commuovere, aveva  nel ruolo del mitico Ercole il grande Steve Reeves  che, nonostante le sue limitate capacità di attore dette al personaggio una fisicità e un carisma da manuale. Steve Reeves aveva qualcosa in più, qualcosa che lo rendeva unico. Tutto in lui era formidabile: la sua figura slanciata e splendidamente conformata, che emanava potenza ed agilità; il suo volto dai lineamenti belli e nobili; il suo incedere simile a quello di un dio e perfino i suoi modi raffinati, che rivelavano signorilità.Sembrava un dio greco,l’incarnazione del bello ideale e dei canoni greci della bellezza!
Nato a Glasgow, Montana, USA, il 21 gennaio 1926, Reeves faceva della simmetria e del V shape il suo punto di forza. Queste caratteristiche lo portarono alla vittoria dell'AAU Mr. America nel 1947 ed ai titoli Mr. World del 1948 e NABBA Mr. Universe del 1950.Reeves è stato il primo atleta a sdoganare il culturismo alla grande massa, grazie ai films ai quali partecipò, fra i quali spiccano quelli della serie di Ercole di produzione italiana; Reeves era l'uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. Era bello ed aveva un fisico magnifico. Superstiti da Muscle Beach ricordano quanta gente seguiva Reeves quando camminava in spiaggia e quante persone che non sapevano nulla di lui semplicemente si fermavano e lo fissavano, in soggezione."
Le fatiche di Ercole  del 1959 viene proiettato contemporaneamente in ben 600 sale, divenendo in breve un tale successo che alla fine dei conti  la pellicola aveva incassato più di 4 milioni di dollari. La storia del famoso eroe forte ma giusto, tormentato dai dubbi su se stesso e che sceglie di rinunciare alla sua immortalità di semi-dio per vivere e amare come tutti gli uomini, era elaborata in un mix concentrato di episodi e personaggi noti al grande pubblico, mentre le fatiche di Ercole erano per ovvie ragioni ridotte a due, quella del leone Nemeo e quella del toro di Creta.
Mentre per il ruolo femminile di Iole era stata scelta Sylva Koscina, – già modella e attrice che aveva recitato piccole parti con Germi e Lattuada – per interpretare il personaggio di Ercole era necessario trovare un attore il cui corpo fosse perfettamente degno di questo nome. Decisero di cercarlo tra i culturisti americani, una nuova disciplina che stava divenendo di moda anche in Italia. Tra tutti, un giovane ventottenne del Montana sembrava fare al caso loro: alto, muscoloso, già Mr. Universo nel ’50, oltre al fisico sviluppato possedeva un bel volto che bene si prestava ad incarnare anche le doti morali e umane di Ercole. L’attore in questione si chiamava Steve Reeves che  diventa il divo assoluto del peplum italiano, con film come Ercole e la regina di Lidia, Romolo e Remo, Gli ultimi giorni di Pompei o La guerra di Troia. Era visto dalle donne come un sex-simbol e dagli uomini come un fratello forte e robusto, del quale non si poteva essere gelosi perché considerato inarrivabile.
Questi corpi atletici e scolpiti sembrano ideali per riempire con le loro performance i nuovi e più spettacolari formati panoramici che vanno diffondendosi, grazie anche all’avvento del colore, e che esaltano non solo le gesta e i muscoli degli eroi ma anche i momenti più licenziosi e sensuali riservati per esempio alle coreografie delle danze che si tengono nelle corti dei potenti e in special modo dei “cattivi”, all’esibizione della bellezza femminile delle eroine, i cui costumi si fanno progressivamente sempre più ridotti e provocanti.
Rivelatosi un “filone aurifero” capace di rimettere in moto l’economia del nostro cinema, il genere storico-mitologico – ribattezzato peplum dalla critica francese – torna dunque prepotentemente alla ribalta vivendo momenti di febbrile attività produttiva stimolata soprattutto dagli eccellenti risultati commerciali, che si concentrano sempre più nelle seconde e terze visioni e nei circuiti parrocchiali.
Steve Reeves apre la strada con Francisci, lo seguono Gordon Scott, Mickey Hargitay, Gordon Mitchell, Reg Park – in mezzo ai quali si confondono anche i nostrani Kirk Morris (Adriano Bellini) e Alan Steel (Sergio Ciani) –, muscolosi e lucidi rappresentanti di quel nuovo sport chiamato body building, la cui dieta ultra-proteica è già da sé il simbolo di quel benessere fisico ed economico che l’Italia del dopoguerra va sognando.

Dopo le esperienze italiane, Reeves abbandona il cinema nel 1969 dopo un incidente ad una spalla. Ritirandosi in un ranch di sua proprietà negli Stati Uniti, dove alleva cavalli, passa il resto della vita a promuovere uno sport più pulito,senza droghe ed anabolizzanti.
Muore ad Escondido, in California, nel 2000,per le conseguenze di un linfoma.Cremato, le sue ceneri sono state sparse sulla pianura del Montana.

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