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sabato 17 marzo 2012

Trentaquattro anni fa la strage di via Fani

Talvolta mi chiedo perchè il mondo è così "distratto". I grandi uomini che sono passati su questa terra ,  anche se hanno  lasciato una traccia profonda,  sono destinati comunque a morire una seconda volta quando ci dimentichiamo di avvenimenti cruciali che hanno riguardato la  loro esistenza.

Il 16 marzo 1978 resterà per sempre nella mia mente. E' stato il giorno più drammatico della storia della Repubblica Italiana. Quel giorno Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio in pectore, avrebbe dovuto illustrare il programma del nuovo governo, per il quale l'onorevole Aldo Moro, con un lavoro di pazienza e con maestria, aveva tessuto, a mò di ragno, una larga intesa di 527 voti alla Camera e 280 al Senato, la più alta maggioranza sino ad allora mai raggiunta.

La mattina di quel fatidico giorno, quindi Aldo Moro poco prima delle nove scese da casa sua, in via Trionfale 79, e salì sulla 130 blu di rappresentanza , gesto che compiva sempre uguale e puntuale tutti i giorni. Si sedette sul sedile posteriore. Davanti oltre al conducente Domenico Ricci, sedeva il maresciallo Oreste Leonardi che da anni faceva  la scorta all'onorevole. Dietro la 130, un'Alfetta bianca con il resto della scorta: Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. Il tragitto è sempre quello percorso ogni giorno, ma quella mattina all'altezza di via Fani una 128 bianca con targa del Corpo Diplomatico, fece una retromarcia improvvisa e si scontrò con la 130. Quattro individui che sembravano parlottare tra loro all'angolo della strada, trassero fuori dalle borse le armi e fecero fuoco sulla macchina di Aldo Moro. Domenico Ricci ed il maresciallo Oreste Leonardi morirono sul colpo. Anche l'alfetta verrà investita da raffiche esplose da distanza ravvicinata.  Raffaele Iozzino  ed Francesco Zinni cadranno crivellati di colpi  senza avere nemmeno il tempo di impugnare le armi. Raffele morì immediatamente, mentre Francesco mortalemte colpito, morirà alcune ore più tardi al Policlinico Gemelli.  L'unico che balzò fuori dalla macchina fu Giulio Rivera che riuscì anche ad aprire il fuoco ed a ferire probabilmente uno degli assalitori. Pochi secondi dopo cadrà anche lui, Martire della violenza, crivellato di colpi come tutti i suoi colleghi, colpevoli solo di essere dei difensori della legalità ed onesti lavoratori al servizio dello Stato.   Aldo Moro incolume verrà caricato di forza sulla 128 bianca e da quel momento, anche per lui si aprirà una pagina triste, per lui, per la sua famiglia, ma anche per tutti noi,  che durerà 55 giorni e terminerà dopo varie pagliacciate, compreso anche il processo nei suoi confronti celebrato dalle Brigate Rosse, con la sua brutale uccisione il 9 maggio dello stesso 1978. Di seguito l'edizione straordinaria  di quella fatidica giornata.

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