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lunedì 27 febbraio 2012

L'ultimo falò del Savonarola

Il 27 febbraio 1498 il frate domenicano Girolamo Savonarola, inscena a Firenze, in occasione dell'ultimo giorno di carnevale, la distruzione tramite il fuoco delle cose vane e lascive o disoneste, similmente a quanto aveva fatto il 7 febbraio dell'anno precedente con il Falò delle vanità. La forma sulla quale furono bruciati gli oggetti inerenti alla "contestazione" del frate era inusuale, in quanto a forma di piramide, rispetto ai tradizionali "capannucci" che il popolo accendeva in quei giorni a Firenze. La piramide eretta era più alta di 17 metri ed era imbottita di materiale infiammabile, come lo sarà un'altra, che lo riguarderà personalmente.
Era fatta a ripiani, per la precisione sette, in analogia con i vizi capitali. Tra gli oggetti dati al fuoco figuravano, stoffe preziose, sculture e dipinti ritenuti osceni, dadi da gioco, profumi e belletti , strumenti musicali e libri di musica, oltre ad opere di Petrarca, di Dante e di altri autori ritenute immorali. Questo "bruciamento" contribuisce ad influenzare negativamente i giudizi relativi al frate, che poco dopo verrà arrestato per eresia e condannato a morte. La morte gli sarà inflitta il 23 maggio del 1498 in Piazza Signoria ed insieme a due suoi confratelli, saliranno sul rogo ed arsi vivi. In allegato due grandi dello spettacolo ricordano il Savonarola.

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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