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venerdì 18 novembre 2011

"Ci battiamo per l'anima della nazione" di Alcide De Gasperi


Oggi mi è sono reso conto, leggendo il discorso di Alcide De Gasperi "Ci battiamo per l’anima della Nazione" fatto a Roma il 5 giugno 1953, praticamente un anno prima della sua morte, di come a distanza di anni la strategia politica indicata dal grande statista rimanga sempre valida ed attuale. Erano tempi in cui i cittadini si sentivano tutelati e difesi da personaggi che avevano a cuore seriamente il benessere comune e potevamo tranquillamente delegare a questi politici "la res pubblica" senza correre il rischio di essere gabbati.
Oggi, come allora, purtroppo ci sono necessità tremende che hanno bisogno di soluzioni valide e giuste , ma purtroppo per noi, politici di quella levatura sono divenuti merce rarissima, lasciando il posto a tanti piccoli..lillipuziani.
Dal volume" Alcide De Gasperi. La politica come servizio " pagg. 168-172
"....Anche oggi, amici, ci battiamo per l’anima della Nazione e per vincere questa battaglia abbiamo bisogno che in mezzo a questo popolo martoriato e quasi schiacciato dai problemi economici ma pur sempre assetato di idee e di ideali, si elevino al disopra delle cure quotidiane, gli uomini del pensiero, dell’arte, i cultori della poesia, gli araldi della scienza.
Ci fu un tempo in cui la democrazia delle arti e mestieri venne accompagnata da un’aristocrazia di artisti e di pensatori. Non si deve credere che il regime democratico si esaurisca nei piani quinquennali o dodecennali di produzione agricola e industriale, che le fonti energetiche indispensabili alla nostra rinascita debbano essere ricercate solo nelle acque defluenti dai nostri ghiacciai o fra i gas della terra; bisogna, amici, scavare più a fondo ancora, nella intimità degli spiriti, negli abissi misteriosi della moderna anima, agitata e spesso travolta, e cercarvi le sorgenti primitive della nostra si fonderle e conciliarle con le esigenze e con le aspirazioni del regime libero...
...Certo la democrazia moderna avrà pochi cortigiani e scarsi mecenati; ma può offrire ai pensatori e agli artisti lo spettacolo della solidarietà consapevole, il respiro della libertà morale e sopratutto il senso della fraternità sociale.
Io penso che questo senso sia l’aspirazione più viva dell’anima popolare.
Il Machiavelli ci insegnò come governare, Frate Savonarola come governare e come morire. In questa dura campagna troppi predicarono odio, l’odio della demolizione o l’odio della vendetta. Ma il popolo italiano ha bisogno di fraternità e di amore. Tutti ne abbiamo bisogno, i milioni di poveri che reclamano un’opera di redenzione sociale, appena cominciata; i milioni del ceto medio che mantengono a fatica, nelle accresciute esigenze, il decoro della vita; i milioni di giovani contesi e straziati da opposte fazioni. Più amore, più fraternità, più pace.
Con questo arcobaleno vorrei chiudere la mia fatica elettorale. Quando, migliorando il tenore di vita dei miseri, avremo fatto un passo definitivo verso la giustizia sociale; quando, nell’ordine e nella libertà, avremo sprigionato tutte le sane energie popolari, allora, o democrazia italiana, in questa atmosfera rinnovata dalla solidarietà cristiana, sorgerà anche il grande artista della tua epoca, interprete del sentimento che ti ispira e ti muove; il pennello farà allora risplendere ancora la luce del Suo volto nel Cenacolo ed il sorriso del Suo amore Divino."

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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