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domenica 23 gennaio 2011

Qualunquemente: la verità scomoda sul potere nel film di Antonio Albanese

di Loredana Russo

“Io, quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che, temprando lo scettro a’ regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lacrime grondi e di che sangue …”: cosa hanno a che fare le parole del Carme Dei sepolcri (vv. 154 – 58) di Ugo Foscolo, sul Machiavelli, con il recente film di Antonio Albanese, Qualunquemente? Foscolo aveva colto il significato recondito del Principe: non il manuale del politico ideale, ad uso dei sovrani, ma un’opera destinata a “le genti”, cui mostrare, senza nasconderla, la verità sui “regnatori”: innanzitutto, che il potere si costruisce sulle “lacrime” e sul “sangue” dei popoli; poi, che i sovrani sono capaci di ogni nefandezza pur di acquisire e conservare “la poltrona”. Qualunquemente è il Principe nella politica contemporanea. I sovrani lasciano il posto al politico “democraticamente eletto”, ma la logica non cambia.

In un paese della Calabria, dominato da abusivismo ed illegalità, loschi figuri, in riunione, hanno scelto il candidato ideale per le prossime elezioni comunali: il pluripregiudicato, imbroglione, ladro, evasore, dandy, bigamo, Cetto La Qualunque, appena rientrato in Italia con amante a seguito. A lui affidano una missione: contrastare, con ogni mezzo, il “pericoloso” avversario De Santis, che ha un “ridicolo” progetto di trasparenza e nonviolenza per il paese.
Sceso in campo per meri interessi personali, Cetto è l’emblema di una classe dirigente che si nutre di qualunquismo e nel qualunquismo trova terreno fertile per comandare. Non teme le critiche dei giornalisti impegnati, perché sa che, tanto, la gente non capisce le parole difficili. Il suo scopo è vincere le elezioni a tutti i costi: per questo, giunge ad assoldare un personal trainer (Gerry, interpretato da Sergio Rubini) che curi la sua immagine, dal look al rispetto formale della morale, secondo la logica machiavellica per cui, in politica, è più importante “apparire buono”, che esserlo.
Cetto non è di destra, né di sinistra: l’unica ideologia dei suoi discorsi o delle scelte di programma è … “lu pilu”. Non teme il suo avversario: lo minaccia facendogli saltare l’auto; lo denigra pubblicamente e nei suoi comizi; corrompe i giornalisti televisivi per pilotare a suo favore il dibattito con lui. Spende una fortuna in festini per gli amici e gite per gli anziani della casa di riposo; offre colazioni agli avventori del bar, mazzette agli indecisi; si impegna a sconfiggere le invasioni di topi in ospedale … con i gatti; promette, in caso di vincita, di abolire l’ICI già abolita, la bolletta della luce e del gas, il bollo dell’auto. Si preoccupa della disoccupazione, promettendo posti di lavoro in cambio di voti. Quando si accorge che tutto ciò non basta a vincere, ricorre ai brogli. E nel finale, neo sindaco “democraticamente” eletto, sullo stretto di Sicilia, inaugura i lavori di un ponte … e di un tunnel … “perché un buco dà sempre allegria …”.
Un film da vedere, per imparare a svelare le logiche dei potenti e per meditare su quanto sia importante “mettere la croce” sulle persone giuste.




1 commento:

  1. Brava Loredana,bellissima recensione, ho l'impressione che si stia delineando una bella redazione. FORZA!!!

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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ammazzato nel novembre del 1975

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